lavoroMolte le morti nel mondo del lavoro, non ricordo il numero ma non mi sembra importante. Uscire di casa per andare a lavorare deve assicurare la certezza del rientro in buona salute. Questo non sta accadendo e in molti casi i lavoratori sono rimasti per sempre sul posto di lavoro, e questo non è ammissibile.

Da sempre i nostri governanti si preoccupano della formazione delle maestranze, della qualità dell’impresa, della presenza e dell’uso di dispositivi di protezione (DPI dispositivi protezione personale). Sul lavoro si continua a morire istruiti da norme dettate probabilmente da persone qualificate che però del lavoro poco sanno o meglio fanno finta di sapere.

 Infatti da tempo nel mondo degl appalti, ci si affida al sub appalto, cosa significa? L’ente appaltante affida il prorpio progetto a una impresa deputata a poterlo svolgere, sia in termini di competenza, che di macchinari, che di maestranze, che di capitali versati (leggi SpA). Peccato che l’appalto viene però smembrato, a favore anche di problematiche geografiche, a ditte meno deputate che si ritrovano a effettuare il lavoro appaltato pur non avendone le competenze necessarie, altrimenti avrebbero partecipato in prima persona alla gara d’appalto, a loro preclusa.

In tutto questo giro di competenze appalti corsi ci si perde nella fabbrica che costruisce carta, la QUALITA’. Ogni impresa, in particolar modo chi è fornitore della pubblica amministrazione, deve rispondere a requisiti di QUALITA’ che impongono un percorso lungo dove alla fine ognuno dovrebbe avere un ruolo ben definito proprio per evitare l’inceppamento del sistema.

Il tutto purtropo accade, la macchina si inceppa: il subappalto comporta un introito minore rispeto a quanto pattuito in fase di gara, quindi cosa si fa? Come si recuperano i soldini mancanti? Ecco che appare all’orizzonte un ulteriore subappalto, si impiegano lavoratori improvvisati che magari il mattino sono al lavoro e nel pomeriggio partecipano a corsi di formazione fatti di slide powerpoint pessime lette dal relatore.

Dopo la pandemia i corsi così fatti si effettuano in smart working, dove sia il relatore che il lavoratore sono a casa o in albergo dietro un personal computer. Capiamo al volo che il grado di apprendimento non sarà mai quello che si potrebbe raggiungere in aula dove un buon istruttore tasta la sala e i partecipanti iniettando insegnamenti che dietro al PC non possono arrivare.

Altro argomento che scotta....in tutto questo giro di carte, attestazioni, competenze, chi controlla? E soprattutto controlla cosa? Come in molti aspetti di vita urbana, manca ovunque il controllo, quindi una dimenticanza, un errore, un furbetto, un incompetente crea un disastro che porta inevitabilmente a un funerale, dove oltre le lacrime si sente sempre la solita litania del “non doveva succedere” Ultima frontiera sono le imprese a punti, meno incidenti subiti più credibilità aziendale: la morte nel lavoro è sempre in agguato, ognuno con il proprio rischio professionale, e non è certo per decreto che si combattono i lutti nei cantieri.